venerdì 28 settembre 2007

Lettere ai politici- Aa. Vv. - Fazi editore in libreria ottobre 2007

Ventiquattro autori, minacciosi nelle parole ma dolci nell’anima, alzano la voce e guardano dritto negli occhi la radice del tempo nel quale vivono: l’uomo politico. Disincantati e crudeli, raccontano, descrivono, s’arrabbiano, inveiscono guadagnando ogni plausibile, riconoscibile diritto alla ragione. Ventiquattro lettere, indirizzate a statisti, dittatori, ministri, sindaci, a presidenti della Repubblica ma anche a presidenti del municipio, ad Aldo Moro e perfino a Giuseppe Mazzini. Più che una sequenza di missive ribollenti, quest'antologia è una vera e propria dichiarazione d’intenti. Perché la parola, oggi, è offerta a chi di messaggi non ne scrive più sui muri o nelle bottiglie. A chi in prima persona, senza nascondimento alcuno, ha il coraggio di scagliare la prima pietra. Ne deriva un’unica voce delle tante culture, delle svariate anime riunite sotto il vessillo dell’arte, contro la barbarie civile della prevaricazione, del sopruso, della vessazione. Uno stato aggressivo di politica vivente, si potrebbero definire queste lettere ai politici: tanto costruttive quanto agitate, indignate, esterrefatte dalla mefitica purulenza della piaga sociale. La voce d’una civiltà letteraria autocosciente che alza gli occhi e consegna se stessa, al mondo, come soggetto di fatto operante nei corridoi silenziosi del Palazzo.

«Presidente, mi spieghi Bagnoli, mi spieghi la spazzatura, gli avvisi di garanzia che lei ha ricevuto per abuso d’ufficio e falso ideologico; e cosa ha escogitato per cavarsi d’impiccio».

«Roberto Formigoni, io, come migliaia di risorse lombarde, fatico a respirare».

«Io non voglio, caro Mussi, che i miei figli striscino sotto i piedi di una super-razza mutante straniera. Voglio che i miei figli possano volare, sputare fuoco, e fare tutte le cose che faranno i loro coetanei nel resto del mondo».

«Sono venuta a chiederti di rendere conto, caro Massimo. Per i ponti con l’anima. Per i morti che non hanno nome. Per le bombe a frammentazione. Per l’uranio impoverito. Per quello che è successo dopo, che succede adesso mentre sono qui a scriverti questa lettera».